Inquinamento delle acque in Veneto
È
preoccupante il livello di inquinamento misurato nelle acque interne del Veneto
tanto che è scattato nelle scorse settimane il divieto di consumo di alcune
specie di pesce. Una misura decisa dall'Istituto Superiore di Sanità e Regione
Veneto accertata la preoccupante contaminazione dovuta alle sostanze tossiche
Pfas rintracciata in alcuni campioni di
queste specie ittiche. Si è quindi deciso, come ha ricordato la ministra
Lorenzin, di mettere in atto misure precauzionali come quella del divieto di
cattura di pesci in quelle aree. 1.100 i campioni raccolti riguardanti prodotti
alimentari di origine animale e vegetale provenienti da allevamenti e
coltivazioni nelle aree interessate. Sulla base dei primi dati, secondo la
Lorenzin, non sarebbero emerse criticità che richiederebbero l'adozione di
misure particolari. «È attualmente in fase di completamento – aveva commentato
in un primo momento la Lorenzin - un
monitoraggio dell'Istituto superiore di sanità finalizzato a valutare la
contaminazione da Pfas degli alimenti in alcune aree della Regione Veneto ed a
stimare il contributo dei prodotti alimentari all'esposizione della popolazione
residente". Il dossier scientifico poi presentato dall'Istituto Superiore
di Sanità ha escluso criticità nella catena alimentare. Il problema grosso
riguarda l'inquinamento delle acque interne anche se sembra essersi ridotto di
circa un ordine di grandezza, il valore Pfas sembra infatti dieci volte
inferiore rispetto ai valori massimi d performance già indicati dall'Istituto superiore
di sanità con un parere iniziale del 2014. I pesci messi al bando sono quelli
pescati nei fiumi della zona tra Vicenza, Verona e Padova. Si tratta di 5
specie: carpa, barbo, siluro, cavedano e tinca. Si possono pescare ma non
mangiare. Tra le opere che sarebbero necessarie c'è il rifacimento degli
acquedotti: a questo proposito dovevano essere stanziati 80 milioni dallo Stato
che però non sono mai arrivati in Veneto. Secondo la Rete Gas (gruppi acquisto
solidale vicentina) in prima linea con le associazioni ambientaliste su questa
tematica, la situazione è ben più grave di come la si vuole far passare, tanto
da fare precise domande e richieste alle
autorità competenti: «con quale criterio è stato stabilito (relativamente al
consumo di pesci), che il divieto venga limitato al solo pescato della Zona
Rossa, identificata in 21 Comuni approvvigionati da acquedotti contaminati da
sostanze perfluoroalchiliche? Quale sarebbe la motivazione della mancata inclusione, in tale divieto, della
zona arancio (comprendente i Comuni di Altavilla-Creazzo-Montebello
Vic.no-Montecchio Maggiore-Sovizzo- Trissino –Vicenza Ovest), tenendo in
considerazione che, nello specifico i Comuni di Altavilla, Creazzo e Sovizzo,
sono stati assoggettati in forma pesante all’inquinamento degli anni ’70 . A
seguito del disastro di quegli anni, i tre comuni delle Terre del Retrone si
sono allacciati, nel 1976, all’acquedotto Vicentino falda di Dueville. Riteniamo pertanto inconcepibile che il
divieto in questione relativo al pescato ed il campionamento appena trasmesso
relativo agli alimenti siano limitati alla sola Zona Rossa, considerato che la
falda contaminata si allarga sino a tutta Vicenza Ovest sino alla zona
arancio».