I lavoratori marittimi
Fino
al 1999 i lavoratori marittimi rientravano nella lista delle professioni
usuranti, poi sono stati inspiegabilmente depennati. Ora nelle ultime settimane
il sindacato Uslac-Uncdi-Smacd che
annovera 700 comandanti tra capitani, comandanti e direttori di
macchina,è tornato a chiedere i benefici pensionistici che spettano ai lavori
usuranti. Il sindacato h
“Usclac-Uncdim-Smacd rappresenta i comandanti e i direttori di macchina
– ha precisato Tomei - vale a dire le due figure più alte in grado: ma le
rivendicazioni che portiamo avanti insieme a Federmanager riguardano tutti i
lavoratori che operano a bordo delle navi, dagli ufficiali all’equipaggio:
tutti infatti condividono orari disagiati, condizioni di lavoro pesanti, fatica
(mentale e fisica), stanchezza e stress».
Anche
Federmanager ha avuto moto di sottolineare la disparità di trattamento tra le
varie categorie di lavori usuranti: viene soltanto reclamato il riconoscimento
del diritto al lavoro in condizioni di sicurezza per una categoria di
lavoratori spesso chiamati ad affrontare situazioni critiche e di emergenza. La
speranza è che venga rivisto il decreto
legislativo 67 del 2011 che aveva confermato l’esclusione dei marittimi dai
lavori usuranti. La speranza è che vengano riviste anche le indennità operative
dei “marittimi” con le stellette, che alle caratteristiche usuranti del lavoro
in mare condivise con la mercantile aggiungono la specificità militare, con
tutti i rischi propri di tale speciale condizione. Sono troppi gli anni
trascorsi dagli ultimi aggiornamenti delle indennità operative, rinunciando
alla valorizzazione della specificità militare nelle sue varie declinazioni. Il
risultato è che al personale di categorie di altissima specializzazione come
Equipaggi di Volo, Sommergibilisti, Incursori, Palombari, Fucilieri di Marina,
Equipaggi delle Navi di superficie, vengono date indennità assolutamente
inadeguate rispetto all’impegno e al rischio richiesto.
Se da
un lato auguro ai marittimi della mercantile che le loro giuste rivendicazioni
possano essere accolte, dall’altro auspicherei che il Ministero della Difesa,
scenda dall’Adamello e dalla soglia di Gorizia e invece di concentrarsi
ipnoticamente sul Libro Bianco, che aumenta fra l’altro la precarietà del
personale di truppa e dei graduati e che elimina ogni contrappeso di controllo
all’azione del Capo di Stato Maggiore della Difesa, si occupi del personale militare.
Basta
perdere tempo sulla ridefinizione della mappa del potere sul complesso militare
industriale della Difesa, stravolgendo lo spirito e la lettera della riforma
Andreatta, sarebbe ora che il Dicastero si occupasse anche di cose serie.