I cambiamenti climatici nel Mediterraneo

Quella del Mar Mediterraneo è una delle regioni più esposte all'aumento delle temperature che si accompagna ad una contemporanea riduzione delle precipitazioni: un'area in cui il cosiddetto Global Warming si manifesta molto più rapidamente rispetto agli oceani. L'evaporazione del Mediterraneo è predominante rispetto alle precipitazioni ed agli apporti fluviali, inoltre nel bacino orientale si sono recentemente registrate temperature record rispetto agli ultimi 500 anni. Con una siccità davvero devastante. Questo in sostanza l'allarme lanciato da Katrin Schroeder, una ricercatrice dell'Ismar-Cnr, Istituto di scienze marine del Consiglio Nazionale delle ricerche di Venezia che negli ultimi mesi ha coordinato due importati studi internazionali sull'argomento poi pubblicati su Scientific Reports in collaborazione con il National Oceanography Centre di Southampton e l'Institut National des Scienses et Technologies de la Mer di Salamboo.

Negli ultimi 20 anni proprio l'Ismar-Cnr ha analizzato alcuni aspetti delle acque di transito nel Canale di Sicilia che rappresenta il punto di contatto tra il bacino occidentale ed orientale del Mar Mediterraneo. Lo studio ha evidenziato che dalla fine del 1993 ad oggi le proprietà collegate a temperatura e salinità hanno subito delle evidenti variazioni: si tratta di acqua tra i 300 e 600 metri di profondità proveniente dal Mediterraneo orientale. Temperatura e salinità stanno aumentando con grandissima rapidità, circa due volte e mezzo in più rispetto a quella osservata nella seconda metà del XX secolo nel Mediterraneo orientale. Con livelli ben superiori a quanto osservato negli oceani: l'aumento annuale della temperatura è stato infatti di 0,05 gradi nel Mediterraneo orientale  contro lo 0,005 nell'oceano globale.


Temperatura e salinità, al livello profondo, tendono ad essere solitamente molto stabili e da sempre vengono considerate un punto di riferimento per andare poi a definire gli effetti dei cambiamenti climatici.  Se per circa mezzo secolo calore e salinità sono aumentare gradualmente, dal 2005 ad oggi questi parametri sono cresciuti vertiginosamente ad una velocità doppia rispetto al periodo 1960-2005. A livello profondo si crea dunque un grande volume di acqua calda e salata che ha portato poi a drastiche mutazioni anche negli strati intermedi del bacino occidentale. Tutti fattori che stanno modificando profondamente il nostro ecosistema marino. Nel periodo 2009-2015 ad esempio secondo lo studio “Occhio alla medusa” dell'università del Salento (effettuato in collaborazione con Marevivo) sono aumentati esponenzialmente gli avvistamenti di meduse nel Mediterraneo, lungo le coste italiane si sono addirittura decuplicati. Il riscaldamento globale ha inoltre portato al forte aumento di nuove specie di pesci e animali marini, mai conosciuti prima nelle acque del Mediterraneo. Il pesce scorpione, dopo aver colonizzato il Mediterraneo orientale, si è notevolmente avvicinato alle coste della Sicilia. I danni derivanti dalla “tropicalizzazione” del Mediterraneo potrebbero essere ingenti: Marco Faimali, biologo del Cnr, ha ipotizzato conseguenze anche per la fauna ancorata ai fondali come cozze, gorgonie e coralli. Mentre i pesci potrebbero cercare altrove condizioni climatiche migliori, questi organismi non possono certo farlo.




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